La Fiera dal passato al futuro

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“… il mastrogiurato, alla presenza dei due sindaci dei nobili e di quello del popolo, riceve dal governatore il bastone, emblema di comando, e la bandiera della fiera, recante lo stemma di Carlo V e delle città”

Con questa suggestiva cerimonia, i cui valori storici e simbolici andrebbero riproposti, veniva ufficialmente aperta ed inaugurata la “Fiera di Amantea” che, come si legge nell’atto del 1729, redatto dal Notaio Saverio Ferraro, iniziava il 27 giugno e terminava il 6 luglio.

Solo a partire dall’inizio del ’900, la manifestazione “trovò una definitiva sistemazione dal 27 ottobre al 2 novembre, acquisendo la denominazione di “fiera dei morti” o di “tutti i Santi”, per il variare delle esigenze di compravendita e la suddivisione dei settori zootecnico e merceologico”.

Venuta meno la fiera degli animali e “cessate le necessità del rifornimento annuale di generi di consumo”, la Fiera si è lentamente, ma inesorabilmente, trasformata in un grande mercato.

“Eppure quest’ultimo riesce ad evocare atmosfere del passato con l’esposizione di recipienti di vimini e di paglia, di ceramica, di oggetti in rame ed in ferro battuto, non più utensili da lavoro, ma elementi ornamentali.

Gli antichi sapori rivivono nei “mostaccioli” confezionati con miele e farina, nei panini ripieni di “spezzatino” o di salsiccia arrostita con rape o di baccalà fritto, nelle croccanti caldarroste, graditi ai visitatori della fiera.

Se apprezzabile è il giro d’affari, piuttosto è carente l’aspetto antropologico di quest’evento.

Si è smarrito il senso dell’ospitalità nei confronti dei “ferari” che una volta venivano alloggiati in apposite baracche o accolti nelle case; si è affievolita l’umana solidarietà per i mendicanti, presenti ancora nei giorni della fiera.

Tuttavia rimane vivo lo spirito della festa, che rompe con la monotonia della quotidianità, stabilendo fra i cittadini rapporti più amichevoli attraverso l’usanza dello scambio dei doni e agevolando nuove conoscenze”.

Libera riduzione dell’articolo “Storia e futuro di una fiera”
di Vincenzo Segreti
pubblicato su “Il domani” mercoledì 30 ottobre 2002.

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