Nicodemo

Nicodemo

C’era una volta un omino che ricordo ancora, con la sua divisa bianca.Nicodemo

Avanzava per la strada strascicando lentamente i passi, fermandosi ad ogni uscio e a ogni finestra.

Non ho mai saputo da dove fosse venuto, e quando. So solo che noi bambini lo aspettavamo: aveva gli occhi lucidi e sempre sorridenti. Doveva essere molto buono o, per lo meno, con noi bambini lo era.

“Famme ’u galluzzu” … … E lui, pronto, pigiava le dita sul suo consunto organetto e tirava fuori quel suono.

Poi riprendeva il suo cammino…

Non chiedeva mai niente, ma tutti avevano per lui un soldino o un pezzo di pane o un piatto di minestra calda che consumava seduto sullo scalino della porta.

Nicodemo e VicenzaEd il Natale, come ogni altra festa, era annunziato dal suono del suo organetto e dal suo canto roco e chioccio di “novene” incomprensibili, forse da lui stesso inventate.

Poi cominciarono ad aspettarlo i figli della mia generazione: e lui puntualmente arrivava… mentre i suoi passi si erano fatti sempre più strascicati e la sua voce più fioca…

Un giorno scomparve: i primi ad accorgersene furono proprio i bambini.

Andò via così, come era arrivato, per chiudere i suoi giorni in un ospizio di vecchi ai quali avrà cantato le sue incomprensibili novene, ma negli ultimi giorni di vita, certamente, avrà avuto nostalgia dei bambini e le sue dita, forse, inconsciamente avranno premuto i tasti per fare ancora una volta ’u galluzzu …

C’era una volta un omino vestito di bianco che suonava l’organetto…

C’era una volta …     Nicodemo…

di Pino Del Pizzo

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