Le vie di Amantea, almeno quelle principali, ormai sono soffocate dal traffico che lascia poco spazio ai pedoni…persino sui marciapiedi!
Un tempo ormai lontano, ma che rivive nella memoria e nei racconti dei più anziani, le nostre strade erano percorse soprattutto da mezzi “a trazione equina” o “a trazione bovina” che assolvevano egregiamente ai trasporti “interni” e ai trasporti “esteri”.
I “trasporti interni” erano curati soprattutto dalla “carovana” (‘u trainu ‘i Giuvanni ‘u Niru e qualche facchino) che provvedeva a trasportare dalla stazione ai vari negozi tutta la merce possibile e immaginabile, dagli alimenti alle ferramenta, dai concimi agli attrezzi di lavoro, dal legname ai manufatti più vari.
I “trasporti esteri” erano affidati al carro di Pietro Pizzino col quale avvenivano tutti gli interscambi commerciali con i paesi del comprensorio e col capoluogo.
Ogni viaggio era una missione ed un’avventura che iniziava prima del sorgere dell’alba per concludersi spesso a notte inoltrata, qualunque fossero le condizioni metereologiche.
Nella città il servizio postale ( e qualche volta passeggeri) era sostenuto dalla carrozza d’”u Mucciaccio” e da quella di Nardelli.
Le carrozze private (un vero lusso alla portata di pochi eletti) si potevano contare sulle dita di una sola mano, ed era raro trovarle in giro, tanto che, vederne passare una, spesso diventava un vero e proprio avvenimento che richiamava sulla strada frotte di bambini che si divertivano a rincorrerle, negozianti uscivano sull’uscio delle botteghe e le donne si affacciavano da finestre e balconi.
L’avvenimento clou era,, comunque il passaggio della carrozza del Marchese De Luca, con i suoi maestosi cavalli (Cocò, Faccibella, Baggiana) e, in cassetta, paludato da una livrea d’ordinanza Peppino Mazza che, allora senza barba e con i capelli corti, forse covava in cuor suo, i sentimenti mistici che lo avrebbero trasformato, anni dopo nell’indimenticabile, mistica e jeratica figura di “Gesù Cristu d’’a Chiazza”.