Francesco Socievole

Don Ciccio Socievole

“Mio nonno era un ‘battistrada': lo spingeva la curiosità a non fermarsi entro l’orizzonte di un piccolo paese di provincia”

Argia Socievole ricorda suo nonno

don Ciccio

Francesco Socievole, mio nonno, è stato il capostipite di una famiglia giunta oggi alla quinta generazione.
La famiglia e’ stata per lui  motivo d’orgoglio e tenere uniti i suoi componenti era il suo convinto e  profondo scopo, sapeva che una famiglia unita è come una cittadella fortificata: inespugnabile.

Distributore di carburanti SocievoleHa radicato in noi nipoti, fin da piccoli, il senso di appartenenza attraverso le occasioni più diverse: dal classico pranzo di famiglia nelle feste (quello più atteso era per il suo onomastico, il due aprile, per il quale venivano preparati dalle donne di casa i dolci delle grandi occasioni), alle riunioni domenicali in cui mentre i grandi scambiavano commenti o  notizie sui fatti correnti, noi cugini eravamo seriamente presi da un’unica occupazione: il gioco.

In quegli incontri frequenti si andavano consolidando abitudini che  nelle nostre nuove famiglie sono diventate le tradizioni da custodire e passare alle nuove generazioni. Nel corso del racconto  qualche esempio verrà in evidenza.

Per dare ordine e senso a queste annotazioni che forse andranno sotto gli occhi di giovanissimi che non lo hanno conosciuto, occorre inserire con qualche data, la figura di mio nonno Francesco nel contesto storico-economico in cui visse e operò.

Per lui, come per la maggior parte dei giovani della sua generazione, gli inizi lavorativi non furono esaltanti: nato nel 1905 ebbe ad affrontare le difficoltà della crisi mondiale del ’29 con una famiglia appena formata, in una regione dove  l’unica prospettiva era racchiusa in una parola: emigrare.

La fortuna occorreva cercarla oltre Oceano, in America del nord o del sud.

Con rassegnazione, con tormento si dovevano  abbandonare famiglia e luoghi d’origine, come ampiamente si è ricordato da queste pagine attraverso le testimonianze di “Amanteani nel mondo”.
Per quello che posso aver capito “da grande”, per fortuna,  la sfiducia e la rassegnazione, non appartenevano al sentire di mio nonno che prima di arrendersi, deve aver maturato l’idea di farsi “imprenditore di se stesso” come si direbbe oggi, con tutti i rischi e le incognite insite in questa scelta di vita.
Mio nonno era una persona speciale; la sua intelligenza duttile lo portava senza pregiudizi a ricercare soluzioni nuove e a non restare ancorato a schemi prestabiliti e sperimentati.

In una parola mio nonno era un ‘battistrada': lo spingeva la curiosità a non fermarsi entro l’orizzonte di un piccolo paese di provincia, perché è dal confronto con il sapere di altri uomini che nascono le idee nuove, il progresso.
Con lungimiranza, e con molti sacrifici, partì …..con un’automobile!

Il  trasporto privato di passeggeri era un’attività in espansione per le carenze di linee pubbliche sul territorio della nostra regione, in quegli anni.

Tanti aneddoti riferiti a quel periodo, e conosciuti da me incidentalmente, raccontano dei pericoli e della fatica su strade dissestate, poco frequentate e prive di assistenza Inaugurazione Hotel Socievole - gennaio 1967sia per i mezzi che per i passeggeri. Queste situazioni critiche, sicuramente sviluppavano l’iniziativa e l’ingegno  (se la vettura si bloccava nel bel mezzo della strada, non c’era il pronto intervento ACI…occorreva inventarsi meccanico ed invocare l’aiuto del Santo protettore per rimettere in moto) ma erano logoranti . Mio nonno aveva, però’ tenacia ed entusiasmo.
Non abbandonava un progetto al profilarsi degli ostacoli e siccome, oltre alla determinazione aveva una naturale capacità di intuire prima di altri i bisogni ed i servizi di una società in rapida evoluzione, le sue idee si traducevano in attività di successo in grado di soddisfare le nuove esigenze: la sua mente, aperta alle innovazioni, non aveva preclusione per nessun ambito produttivo.

In queste iniziative col passare degli anni, furono naturalmente coinvolti i miei zii e mio padre che pur svolgendo  attività ognuno per conto proprio, facevano parte dello stesso…gruppo aziendale.

Si cementava così sempre di più quella cittadella cui accennavo all’inizio.

In famiglia non è scontato andare sempre d’accordo, essenziale è la volontà di trovare una soluzione condivisa…sempre.

In quegli anni d’intenso lavoro, mio nonno era il garante di questo principio e pur non avendo fatto studi di alta finanza, attuò senza saperlo, con successo un importante principio economico: la diversificazione degli investimenti.

Inaugurazione Hotel Socievole - gennaio 1967Ai diversi rami di attività era preposto uno dei fratelli  Socievole: Pasquale, Luigi e Salvatore. Il nonno mantenne sempre l’incombenza delle …relazioni esterne!

Ricordo ancora, nella casa di via Dogana dove vivevamo, i pranzi di lavoro con ospiti di riguardo  a tavola  per concludere  accordi commerciali sempre più importanti grazie all’intraprendenza di nonno Francesco.

In quelle occasioni noi ragazzini dovevamo stare alla larga!

Altro insegnamento che ho ricavato dall’esempio di nonno e trascrivo per i giovani: nei sogni volare alto e impegnarsi. Significa, ora lo capisco, che non bisogna avere paura di essere audaci mantenendo i piedi per terra e lottando per le cose in cui si crede. Migliorare sempre per diventare più competitivi e acquistare maggior peso nel mercato.

Parlando dei rapporti commerciali, mio padre mi ha raccontato che verso la metà degli anni ’50, cominciarono  ad acquistare i fichi secchi nelle campagne di Amantea e dei paesi vicini, per  destinarli alla manifattura di “crocette” e poi sul mercato, nelle tipiche scatole quadrate di “sfoglie” di legno sottilissime, foderate da carta bianca merlettata. Le partite in esubero a tale fabbisogno, venivano spedite alla ditta   Noberasco di Albenga (leader nel settore ancora oggi) con cui nonno aveva stabilito un accordo commerciale.

Poiché attribuiva grande importanza alle qualità personali come la correttezza e il rispetto, godeva di stima tra le persone con cui entrava in affari e spesso il rapporto diventava anche d’amicizia.

Mio fratello Luigi mi ricordava anche della conoscenza personale che nonno aveva con i titolari di una delle prime aziende florovivaistiche italiane, i Fratelli Ingegnoli, che dalla Toscana esportavano piante e fiori con vendita da catalogo.

Con questi riferimenti voglio solo dimostrare  che nonno aveva sperimentato ciò che raccomandava a noi nipoti più grandi: stringere amicizia con le persone migliori, non per snobismo, ma perché  sono quelle che possono dare stimoli positivi.

Cosi pure coglieva spesso l’occasione per sottolineare l’importanza dello  studio.

 A me diceva che avrebbe avuto piacere di leggere sulla “Domenica del corriere” la pubblicazione del mio nome nella rubrica riportante i migliori risultati scolastici…

Egli stesso  si aggiornava regolarmente con la lettura ed è   proprio dagli articoli del settimanale EPOCA a cui nonno è stato abbonato a lungo che ho attinto per le mie ricerche scolastiche .
Il titolo del  primo libro che ricordo  è”Fermo e Lucia” che anni dopo studiai col titolo aggiornato “I promessi sposi”, era l’unico volume che nonno gelosamente teneva su un mobile in camera sua.
Mi dispiace, mi accorgo di aver deviato sulla scia dei ricordi che prepotenti affiorano nella memoria.

Non voglio rischiare di cadere nell’enfasi patetica per chi non c’è più, non sarebbe nello stile discreto ed elegante dell’uomo che ha lasciato a noi l’orgoglio di averlo avuto come nonno.

Ho accennato alla lavorazione dei fichi secchi, a cui parteciparono tante donne del paese e che avveniva in un grande magazzino di via Dogana-angolo via Mazzini. Intanto a piazza Commercio era stato trasferito da poco il negozio di generi alimentari di cui si occupava mio padre.

Dopo qualche anno si sarebbe affiancato un bar. Di questa ultima attività conservo il sapore ineguagliabile del gelato appena fatto!

Ai mutamenti economico-sociali che si registravano in campo nazionale e di cui arrivano gli echi nella nostra comunità (cominciavano gli anni del boom economico) si ispirarono le altre imprese, una stazione di servizio carburanti con annesso  moderno autolavaggio ed a cui si aggiunse ben presto un centro ricambi auto.
Alla vendita degli autoricambi e’ legato l’episodio, appreso da mia zia, che mette in luce un aspetto di solidarietà, all’epoca forse comune, oggi da riscoprire.

Ad un autista di passaggio a cui era capitato un guasto al camion, il nonno diede il pezzo da sostituire anche se il poveretto non aveva i soldi per pagare. Raccontò in famiglia questo accadimento quando quell’automobilista ripassò dopo qualche tempo per saldare il debito e ringraziare!
Lo  sviluppo del mercato automobilistico  e la passione per le auto che mio nonno aveva sempre avuto resero possibile a metà degli anni sessanta l’apertura  di una concessionaria Fiat, la prima ad Amantea, proprio sotto casa.

In effetti la sede di questa nuova attività, prese il posto di un’attrezzatissima officina meccanica dove si faceva la manutenzione dei grossi camion adibiti al trasporto delle merci al tempo del commercio ortofrutticolo. Questi mezzi opportunamente modificati e resi ribaltabili, erano serviti ad acquisire il trasporto di inerti o altro in occasione dei lavori del doppio binario effettuati dalla ditta Medioli di Bologna con la quale si era stabilito un legame di stima e di amicizia.

Mentre le altre attività commerciali affidate ai figli si consolidavano, spaziando dall’ingrosso alimentari con un bacino di clienti da Paola a S.Mango d’Aquino e alla costruzione di edifici residenziali, il nonno andava  maturando un progetto ambizioso: la  costruzione di un moderno albergo-ristorante.
Ancora una volta mio nonno voleva essere al passo coi tempi. Amantea poteva diventare una cittadina a vocazione turistica, aveva la bellezza del mare, una posizione geografica favorevole e finalmente il Sud sembrava diventare meno distante dal resto d’Italia…

Agli inizi del ’68 storico perché segnò la svolta nei costumi di una società ritenuta troppo conformista, fu inaugurato l’Hotel Socievole con ampia risonanza locale per essere stato il primo albergo con riscaldamento centralizzato, telefono in ogni stanza e ascensore!

Oggi questo può sembrare assolutamente normale, abituati come siamo a livelli elevati di comfort, ma in quegli anni costituì e rappresentò un cambiamento notevole per la cittadina: mancavano strutture d’accoglienza adeguate perché  quello fu l’inizio.

L’hotel  Socievole è stato la realizzazione dell’ultimo progetto di mio nonno che aveva capito l’importanza di “attrezzarsi” e sfruttare le condizioni favorevoli che si andavano creando grazie al potenziamento ferroviario, al completamento dell’autostrada del sole e all’apertura di un aeroporto.

 Dopo aver dato la sua impronta distintiva alla struttura, dal personale ai dettagli  della qualità del menù, rimase ancora per parecchi anni ospite con la nonna della, per noi famosa, stanza 13 al primo piano del l’albergo a cui aveva dato il nome.

Mi sono resa conto scrivendo, di quanto senta forte ancora la vicinanza di questo nonno che mai tornò da un viaggio senza dimostrare, con un regalo appropriato a ciascun di noi nipoti, di averci pensato.
La vita di Francesco Socievole ha le caratteristiche di una sfida, in un periodo storico difficile che sembra avere molte analogie con il tempo attuale ed è per questo che può rappresentare un messaggio d’ottimismo.

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