Negli anni ’30, ma anche giù di li, fino alla seconda guerra mondiale, la Fiera era una grossa occasione che mobilitava l’ingegno, la fantasia e l’operosità.
Allora non c’erano le bancarelle, ma la merce veniva esposta in apposite baracche fatte di solidi tavoloni, assemblati con gusto ed efficienza da mastro Ventura Brusco che iniziava la costruzione di questi magnifici esemplari almeno quindici giorni prima dell’inizio della Fiera.
Le “Baracche”, che non avevano niente da invidiare ai negozi dell’epoca, diventavano veri e propri empori che non ospitavano solo i “ferari”, ma anche qualcuno dei più noti commercianti di Amantea.
Ricordo, ad esempio, Gaetano Notti che, pur avendo l’esercizio in piazza Commercio, per fare più affari, prenotava la sua “Baracca” al “Largo dei Cappuccini”, che era il posto più centrale della manifestazione.
A sera il piccolo villaggio della “fera”, lentamente si svuotava per la felicità di bambini e ragazzi che, nella compiacente luce crepuscolare, sperimentavano un nuovo campo per giocare “all’ammucciatella”.
Pino Del Pizzo