(di Pino Del Pizzo)
Tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, durante il periodo Natalizio, al tiepido sole d’inverno del primo pomeriggio, prima nello spazio retrostante la Chiesa Matrice, poi sulle rampe della salita di “Pantalìa”, gli abitanti del centro storico (“ ’a chiazza”) e quelli del quartiere dei “saiuoli” (Via Garibaldi e Via Dogana) si riunivano per giocare a tombola
I “tavernuoti” avevano cominciato a consumare lo stesso rito in quella che attualmente è Via della Libertà, in uno spiazzo dove adesso sorge il centro Commerciale Ge.Fa., e poi l’avevano continuato nel più comodo Mercato Vecchio (dove potevano essere utilizzati anche i banchi che gli ortolani usavano per esporre le merci).
Successivamente, e fino a non molti anni fa, era facile vedere i “tombolari” impegnati a ranghi riuniti sugli scalini dell’Arena Sicoli (“sutt’i mura”).
Negli ultimi tempi il gioco, ormai poco praticato, si è trasferito sul lungomare nello spazio retrostante la pizzeria “il Veliero”.
Ricordo che l’estrazione si svolgeva nel più assoluto e rigoroso silenzio, rotto esclusivamente dal cadenzato rumore dei numeri, che venivano sistematicamente “riminiati” nell’apposita “casciotta” di legno, e dalla voce del banditore che, speditamente, li “chiamava”.
Tutti i giocatori (ma anche gli spettatori) seguivano molto attentamente, segnando i numeri estratti con pietruzze, o anche con “corchie” di mandarini o d’arance, sperando di essere baciati dalla fortuna e di poter emettere il grido liberatorio:
“Basta a quattro!” (quaterna)
o ancor più
“Basta a cinque!” (cinquina).
Poi, mentre i vincitori ritiravano i premi vinti, le cartelle venivano pulite e riposizionate per il nuovo giro.
… tutt’intorno il nostro cielo, il nostro mare, il nostro splendido sole dicembrino, il piacere di ritrovarsi per stare insieme …